WWII: il bombardamento di Tokyo

9-10 marzo 1945, Seconda guerra mondiale: il Bombardamento di Tokyo.

“Il pomeriggio del 9 marzo 1945 diverse squadriglie di B-29 Superfortress volarono verso Tokyo dalle Isole Marianne. Gli aerei erano stati interamente spogliati dalle armi: portavano soltanto bombe incendiarie al Napalm e altri ordigni esplosivi. Ogni aeroplano, privo dell’attrezzatura superflua, riusciva a trasportare oltre 7 tonnellate di bombe, un carico di morte devastante moltiplicato per 334 unità…”.

Diversi furono i bombardamenti operati dalle forze aeree statunitensi su Tokyo durante la Seconda guerra mondiale, ma quello che avvenne nel marzo del 1945 rimane ancora oggi il più devastante che la storia umana abbia mai conosciuto fino a questo momento.

Nella notte tra il 9 e il 10 marzo 1945, infatti, gli abitanti di Tokyo furono svegliati dall’inconfondibile e tipico rumore dei motori di aerei da bombardamento americani. Erano ormai abituati a quel suono, visto che i velivoli, ormai con crescente frequenza, sorvolavano quasi impunemente le città del Sol Levante. Tuttavia, nessuno di loro poteva immaginare che di lì a poco si sarebbe scatenato un vero e proprio inferno sulla città nipponica.

Quella notte, infatti, una vera e propria tempesta di fuoco investì Tokyo. Trecento giganteschi quadrimotori Boeing B-29 “Superfortress” rovesciarono sulla città all’incirca 1665 tonnellate di bombe incendiarie a cluster, combinate con bombe al magnesio e con bombe al fosforo bianco. L’effetto fu devastante. Vennero distrutti circa 41 km² della città, e rimasero uccisi 72489 civili giapponesi.

Quella notte fu diversa da tutte le altre. Gli ingegneri americani da tempo stavano impiegando le proprie facoltà mentali e le proprie conoscenze nel tentativo di individuare con maggiore certezza possibile le zone più densamente abitate dalla popolazione civile giapponese. L’obiettivo, quella volta, non erano le zone industriali e portuali, bensì le case abitate fatte di bambù, carta e legno, quindi facilmente soggette a una rapida combustione.

Le bombe che vennero sganciate in quell’occasione non derivavano dalla “normale” combinazione di bombe ad alto esplosivo con quelle incendiarie; erano delle ancor più letali bombe a grappolo caricate di sub-munizioni al Napalm, una delle più mortali miscele incendiarie mai prodotte. Vennero poi sganciate da bassissima quota, ed ebbero quindi efficacia molto maggiore.

La difesa aerea giapponese, inoltre, si dimostrò completamente inefficace dinanzi ai B-29 americani; questi ultimi, infatti, volavano a velocità pari a quelle dei caccia giapponesi, ma erano pesantemente armati e corazzati, e dunque praticamente irraggiungibili dai caccia giapponesi i cui aerei, tra l’altro, erano dotati di un armamento insufficiente a impegnare con efficacia i velivoli statunitensi. L’effetto cercato dagli americani fu quello di tentare di innescare delle terribili tempeste di fuoco che già tante vittime avevano già fatto registrare ad Amburgo e in altre città della Germania. Riuscirono perfettamente nell’intento.

Quel 10 marzo 1945, in tre ore circa, i bombardieri statunitensi sganciarono 1665 tonnellate di bombe incendiarie uccidendo più di 100000 civili, distruggendo 250000 costruzioni e un’area di 16 miglia quadrate della città giapponese. Dopo neanche tre ore di questo orrore, tutto era finito: circa 1/5 della città era stato incenerito, e con essa tra i 100000 e i 200000 abitanti. Nelle settimane successive, l’aviazione americana colpì con le stesse tattiche altre città giapponesi, uccidendo più di mezzo milione di persone.

A guerra finita, il generale statunitense Curtis Emerson LeMay (Columbus, 15 novembre 1906 – March Air Reserve Base, 1º ottobre 1990) dichiarò: «Penso che se avessimo perso, io sarei stato trattato come un criminale di guerra». Una considerazione non priva di senso, visto che Hermann Göring Rosenheim (12 gennaio 1893 – Norimberga, 15 ottobre 1946) venne condannato a guerra finita dal Tribunale di Norimberga, tra le altre cose, proprio perché i bombardamenti tedeschi su Londra vennero considerati crimini di guerra. “Per fortuna eravamo dal lato dei vincitori”, concluse LeMay.

Quello del marzo 1945 fu il più distruttivo dei diversi raid aerei che gli USA effettuarono sulle città giapponesi, forse addirittura più devastante del bombardamento di Dresda (bombardamento aereo attuato da Regno Unito e Stati Uniti sulla città tedesca di Dresda durante la Seconda guerra mondiale, tuttora ricordato come uno degli eventi più tragici del conflitto).

Robert Guillain, giornalista francese che viveva a Tokyo e che fu testimone dell’attacco, lo descrisse così:
«Iniziarono a bombardare nuovamente, seminando il cielo di tracce di fuoco. Scoppi di luce balenarono dappertutto nell’oscurità come alberi di Natale, alzando le fiamma alte nella notte per poi precipitare di nuovo a terra in una tempesta di scintille. Tre quarti d’ora dopo le prime incursioni, il fuoco, frustato dal vento cominciò a far divampare quella città di legno come un falò. Le scintille precipitando lungo i tetti come una rugiada in fiamme, appiccavano il fuoco a tutto ciò che incontravano sul loro cammino. Era la prima comparsa del napalm. Crollarono, sotto l’impatto delle bombe, le fragili case fatte di legno e di carta, illuminate dall’interno come lanterne colorate».

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